Pescara 8.06.1931
Via Mantova, 5 – 65015 Montesilvano (Pescara)
Cell. 338.8008490
mimmosarchiapone@yahoo.it www.mimmosarchiapone.itE’ incisore e pittore. Pratica l’attività calcografica dal 1975, prediligendo prevalentemente le
tecniche dell’acquaforte, acquatinta, puntasecca e maniera nera. Ha realizzato 550 matrici,
mediamente 12/15 all’anno. Stampa in proprio. Dal 1975 ha allestito 120 personali e
partecipato a 20 collettive.
“Tra qualche anno, quando, lontani ormai dalle spinte delle momentanee poi dall’ondeggiare delle mode, si rifarà con maggior
calma la storia dell’attuale momento artistico ci si accorgerà facilmente di aver dato troppo credito e troppa importanza a persone e
fatti solo in apparenza vistosi. Trascurando di mettere nella giusta luce zone appartate, magari periferiche, e artisti più attenti alle
voci della poesia che ai richiami del successo. Alla notorietà, al successo, e anche ai quattrini, si può arrivare in vari modi, non
sempre percorrendo le strade maestre dell’arte. Nel successo ci sono ingredienti che il trascorrere del tempo distrugge e può
capitare che, spariti questi ingredienti, sparisca anche l’artista. Per esempio, tra qualche anno ci si accorgerà di aver parlato
troppo della pittura e troppo poco della grafica, la quale, per risultati d’arte, non e attualmente seconda alla pittura e talvolta la
supera. E di avere, di conseguenza, trascurato o non posto nel dovuto risalto artisti che si esprimono attraverso questo nobilissimo
ramo dell’arte. Il largo pubblico non conosce certamente Mimmo Sarchiapone, nato a Pescara nel 1931, diplomato in Calcografia
all’Accademia di Firenze e ora a Bologna, artista di soli dequalità e di esperto mestiere. Da tempo coltivo l’intenzione di far
conoscere agli amanti dell’arte anche l’espressione artistica di alcuni incisori operanti a Bologna, e se do la precedenza a
Sarchiapone e per una ragione puramente sentimentale. Sarchiapone per me era uno sconosciuto, ma qualche tempo fa invitato
dall’amico Paltrinieri dell’Approdo di via Altabella a visitare una mostra di incisioni in corso nella sua Galleria, mi fu dato di
vedere la serie delle stampe esposte (bianco e nero e colore) uscite dalla officina di Sarchiapone. Quelle incisioni avevano un pregio
raro, erano fogli freschi, vivi; la tecnica era ottima senza sopraffare l’ispirazione; la punta che aveva segnato la cera era stata
guidata da una mente capace di trasfigurare la realtà, dandole quella carica vitale che e la sostanza dell’arte. Fu cosi che conobbi
Sarchiapone di persona ed egli stesso mi invito nella sua casa e mi fece vedere tutta la sua produzione di incisore. E un uomo di non
alta statura, affabile, di poche parole e sempre con un bonario sorriso sotto, i suoi folti baffi. Vive fuori i viali di Bologna, in una
bella casa immersa nel verde di via Dante. Da un poggiolo del soffitto posto all’ultimo piano della palazzina si gode una veduta
dall’alto della città fino alle due torri. Si capisce che egli non abbia voglia di muoversi da questa città. La sua officina personale si
trova in un salone ampio della casa d’epoca dove vive con la moglie; si vede al centro il torchio e la qualche prova di stampa,
disegni, appunti, e lastre realizzate o ancora lucide a specchio. Da questa rapida scorsa capisco che egli ama soprattutto i neri, che
assumono, in certe stampe, un tono caldo e vellutato. E di trovarci di fronte a una natura di fondo romantico, incline al
l’abbandono, ma nello stesso tempo timorosa di lasciarsi andare troppo alle inclinazioni. L’intelligenza critica e il mestiere,
strenuamente indagato,sono sempre presenti in Sarchiapone, e, a volte bisogna dirlo, raffrenano l’ispirazione, che ha una partenza
sempre decisa e forte. NelIe cose migliori, tuttavia, mestiere e intelligenza sono solo il sostegno necessario alla fantasia creatrice e
allora abbiamo incisioni – paesaggi e figure – di singolare efficacia, espressioni di un sentire profondo e umanissimo. Il mondo di
Sarchiapone ha un raggio d’azione non vasto ma preciso: paesaggi, figure del mondo, figure familiari. Nessuna puntata, come oggi
e’ di moda anche tra sprovveduti di cultura e di mestiere, nei recinti confusi dell’indagine emozionale o della stranezza velleitaria.
Una ricerca di scavo, di approfondimento, di realizzazione sempre più libera e più pura della sua nota dominante,che e’ una specie
di grave, assolta ma non disperata tristezza, questo si; pero’ senza forzare,senza uscire dai limiti dell’espressione figurativa, alla
quale l’artista sa di poter chiedere, volendo, tutte le audacie. In sostanza una interna disciplina regola la fantasia, le propensioni,
gli amori, le ansie e i tormenti dell’incisore Sarchiapone. Era possibile operare diversamente, per un artista sincero, avendo a due
passi da casa la dimora di Carducci e il giardino di via Fondazza di Morandi?”
Paolo Manaresi