Lanari Roberto

Lanari Roberto Sansepolcro (AR) - 26.10.1958
Via Luca Pacioli, 28 - 52034 Sansepolcro (AR)
Tel.0575.744052 – 334.7262338
Incisore e pittore. Pratica l’attività calcografica dal 1997. Opera principalmente con le tecniche dell’acquaforte, acquatinta, puntasecca e vernice molle. Ha realizzato 200 matrici, mediamente 20 all’anno. Stampa in proprio. Dal 1980 ha allestito 15 personali e partecipato ad alcune collettive.

Se lo sguardo è puro e trasparente, se il segno nasce e costruisce sul foglio di carta con la potenza analitica dell’occhio e con la più profonda immaginazione generante, ecco che il bianco spazio della carta non appartiene più alla carta ma può diventare spazio infinito della realtà o della memoria o della prefigurazione o del sogno. Questa premessa era necessaria per parlare di un incisore puro e vero qual è Roberto Lanari, nato in Sansepolcro nel 1958 e con un occhio fisso alle costruzioni altrettanto pure e emblematiche di Renzo Vespignani che si levano dall’inferno moderno della vita quotidiana. E fu Vespignani tre anni fa, a segnalare il disegnatore “miracoloso” alla maniera di Ingres che, con la povera grafite, riusciva a costruire “il tessuto prezioso che salda il banale all’emblematico”. Si può dire che il probo disegnatore che ha guardato i banali oggetti della vita di tutti i giorni fino a farli “decollare” come emblemi della vita si sia impadronito del segno di Ingres e del segno di Vespignani; e che tale passione disegnativa per gli oggetti abbia preparato in modo straordinario l’incisore che ora vediamo nei fogli di questa cartella con oggetti e figure. Roberto Lanari rivela, nel segno dell’immagine, un non so che di primordiale, quasi che avesse dovuto ricostruire da zero vuoi l’oggetto vuoi il segno costruttivo. In verità, io credo, egli ha rifondato lo sguardo sul mondo stando a un criterio poetico/tecnico di necessità. In un tempo pittorico che ama i gesti selvaggi, i corpi manieristicamente contorti, gli svolazzi di vesti e stendardi alla maniera antica, Roberto Lanari rifiuta tanto il capriccio quanto la decorazione sontuosa: ricorda nella concentrazione su poche cose essenziali, lo scontroso Morandi degli anni Venti delle nature morte metafisiche. Per il Morandi di questo periodo Giorgio de Chirico scrisse che aveva ritrovato lo stupore delle cose ordinarie. E un suo stupore per le cose schiette, pulite, vere, nette il nostro incisore l’ha trovato riuscendo a dare evidenza all’enorme energia che viene dalle cose quotidiane e ordinarie. Ha un segno di incisore, il Lanari, che partisce la luce dall’ombra in modo tale che le cose della vita che i più non vedono diventano importanti e destinate a durare a lungo umanamente. Culturalmente Lanari ha fatto pulizia di tutto il barocchetto postmodern che ci avvolge ed ha ridato astanza e volumetria a quel che è strutturale. E lo ha fatto con un segno di incisore che è puro, selettivo, sensibile, innamorato ma anche severo, necessario, formale, volumetrico, invaghito della luce che scivola sulle cose del mondo.
Dario Micacchi